La teoria del flow

La teoria del flow

La teoria del flow descrive un’esperienza di forte concentrazione, in cui benessere e prestazioni aumentano mentre la coscienza scompare.

Questa teoria è stata formulata nel 1975 da Mihaly Csikszentmihalyi, psicologo ungherese, e ha preso questo nome a partire dalla metafora del flusso d’acqua che i pazienti utilizzavano per descriverne l’esperienza.

La teoria del flusso identifica l’ingresso in un particolare stato della coscienza che negli Stati Uniti d’America chiamano “being in the zone”. Ma di che zona si tratta?

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Il flow

Lo spazio di cui l’individuo fa esperienza una volta entrato nel flusso è quasi metafisico. Caratterizzato da un forte focus mentale, si è avvolti da un senso di estasi e controllo della situazione che oscurano l’autocoscienza, perché il soggetto sembra procedere “in automatico”. Lo spazio-tempo si altera e le ore possono sembrare minuti.

Quando siamo nel flow, svolgiamo un compito senza veramente renderci conto di ciò che stiamo facendo, e così non abbiamo né ansia da prestazione né paura del fallimento. In un certo senso il nostro ego si eclissa e insieme ad esso anche l’autoconsapevolezza, dal momento che il nostro corpo concentra tutta l’attenzione sulle azioni da compiere.

Le grandi menti o gli atleti famosi entrano facilmente nel flow raggiungendo alla fine dei risultati fuori dal comune. Pensiamo ad Albert Einstein che, pure mentre gli stavano consegnando un premio solenne, cadde in pieno flow scrivendo formule sul retro del programma. Al suono dell’applauso, Einstein ritornò alla realtà, si alzò e cominciò anch’egli a battere le mani ma la segretaria lo avvertì che quello era un applauso per lui. E lui non si era accorto di nulla.

Anche Michael Jordan ha spesso e in modo evidente sperimentato questo stato. In realtà, tutti noi lo abbiamo provato almeno una volta nella vita. Sapere come attivarlo potrebbe rappresentare un bel vantaggio.

Infatti, il modello del flow è spesso considerato una teoria leader per il raggiungimento della felicità proprio per il grande benessere emotivo e il senso di soddisfazione che accompagna questa esperienza.

Le reazioni neurochimiche e i risultati dello stato di flusso

Scientificamente, ciò che ci accade mentre viviamo lo stato di flow si chiama “ipofrontalità transitoria“. Le funzioni della corteccia prefrontale si disattivano, e visto che sono funzioni cognitive superiori come il senso di sé e di esistenza, perdiamo la cognizione del tempo e dello spazio.

Inoltre, la corteccia prefrontale dorsolaterale gestisce l’autocontrollo anche inviando i segnali del dubbio, della critica e dell’autocontrollo. Quando quest’area non funziona attivamente come al solito, noi diventiamo più creativi e coraggiosi perché è più facile immaginare nuovi mondi e possibilità.

Nello stato di flow, il cervello viene così pervaso da grandi quantità di endorfine, di dopamina, serotonina e noradrenalina: non solo aumenta la creatività e la concentrazione, ma anche l’immaginazione e in generale le nostre prestazioni.

Il benessere emotivo cresce tanto quanto il nostro divertimento e il rendimento nelle prestazioni.

La società di consulenza McKinsey ha sviluppato alcune ricerche sulla teoria del flow. In particolare, alcuni manager sono stati testati durante il lavoro nello stato di flusso ed è risultato che le loro prestazioni sono aumentate di cinque volte rispetto alla media. Altre ricerche testimoniano un aumento di ben sette volte, ottenendo dunque un vantaggio non indifferente.

Come attivare il flow

Secondo la teoria del flow, per attivare il flusso anzitutto è importante avere un obiettivo preciso, perché solo così possiamo comprendere appieno quali azioni è necessario intraprendere. Lo sguardo di insieme ci dà la visione complessiva del processo, l’obiettivo invece rischiara la vista per portarlo a termine.

Dobbiamo inoltre scegliere un compito che sia sufficientemente difficile da stimolare il senso di sfida. Tuttavia, le nostre capacità devono essere all’altezza del compito che ci prefissiamo. Di seguito lo schema ci aiuterà a comprendere meglio l’equilibrio da raggiungere.

Schema della Teoria del Flusso
La teoria del flow descrive un’esperienza di forte concentrazione, in cui benessere e prestazioni aumentano mentre la coscienza scompare.

La sezione in alto a destra rappresenta lo scenario desiderato. Al suo opposto notiamo apatia se il livello di intensità impiegato nel compito non è abbastanza alto. Se le nostre abilità sono insufficienti a rispondere alla sfida cadremo in uno stato di stress e ansia, ed è ovviamente una condizione da evitare tanto quanto il suo opposto, ovvero uno stato di estremo rilassamento.

Parallelamente, se disponiamo di abbastanza strumenti per portare a termine il processo subentrerà la noia, perché non ci sentiremo sfidati. Sarà quindi opportuno crearsi sempre delle sfide sapendo bilanciare i piani.

Lo stato d’animo è un aspetto da tenere in considerazione. La società McKinsey ha sviluppato delle ricerche a riguardo e pubblicato i risultati sull’Harvard Business Review. All’aumento di efficacia e prestazioni hanno collegato tre stati d’animo: felice, calmo ed energizzato.

Tuttavia, per entrare nel flow bisogna anche essere molto concentrati e altrettanto motivati.

La motivazione e il quoziente di significato

La motivazione è collegata a due aspetti:

  • passione: ami quello che fai?
  • il significato che dai alle cose: perché lo fai?

La componente semantica è importantissima tanto da essere alla base della cosiddetta “psicologia della felicità” in quanto “meaning”.

Il già citato McKinsey ha sottolineato che per aumentare le prestazioni durante il flow non sia necessario un IQ (quoziente intellettivo) particolarmente alto, quanto piuttosto un elevato MQ. l’MQ (quoziente di significato) identifica la pregnanza di significato che ai nostri occhi hanno le azioni che intraprendiamo. Pensiamo a una studentessa di giurisprudenza che aspira a lottare contro la mafia, o una studiosa che vuole diventare medico per salvare vite umane.

Di questo si parla: motivazione, significato, concentrazione e sfida. Per comprendere appieno la potenza di questa combinazione basta che pensiamo alla storia dell’Olio di Lorenzo.

Lorenzo era un bambino di cinque anni quando lo scoprirono afflitto da adrenoleucodistrofia, una grave e rara malattia degenerativa. I medici comunicano ai genitori che Lorenzo ha un’aspettativa di vita di massimo due anni. Tuttavia, i genitori pur non essendo medici non si arrendono e cominciano a studiare la malattia che ha colpito il figlio, fino a trovare un rimedio: l’olio di Lorenzo, composto da olio di oliva e di colza.

Lo stato di flusso come condizione in Lego Serious Play

La teoria del flusso è particolarmente fruttuosa anche nelle esperienze Lego Serious Play. I workshop dedicati sono sempre accompagnati da un “facilitatore” che non pone semplicemente delle domande, ma propone sfide di intensità via via crescente. Lo scopo è mantenere una soglia di attenzione alta stimolando i partecipanti. Ovviamente, come è stato detto in precedenza, proporre sfide che non sono all’altezza delle abilità di coloro che le devono portare a termine potrebbe causare il fallimento dell’azione di gruppo. in effetti, l’equilibrio è una delle condizioni più importanti affinché possano entrare nello stato di flusso.

Per raggiungere lo scopo possono essere utilizzati diversi espedienti: alcune volte la musica può aiutare a favorire lo stato di rilassamento e in generale il benessere emotivo che accompagna lo “stato ottimale”. È sicuramente controproducente utilizzare telefoni o dispositivi che possano canalizzare l’attenzione al di fuori dell’azione da svolgere. Come è stato detto in precedenza, l’esperienza del flow è autotelica, cioè ricade sempre dentro sé stessa, ed è proprio per questo che induce un aumento nelle prestazioni e nella qualità dell’umore.

Questo approccio rifiuta la concezione classica delle riunioni aziendali perché, intuendo il grande potenziale dello stato di flusso, vuole incrementare la produttività aziendale potenziando le capacità di chi ne è responsabile.

Post Author

Martina Grinello

Laureata in filosofia con lode, sono specializzata in semiotica e teoria dei linguaggi, quindi studio i meccanismi di significazione che orientano i processi cognitivi all’interno delle relazioni comunicative. Dedico particolare attenzione all’analisi delle narrazioni socialmente condivise. Ad oggi, creo contenuti per il web declinando la mia esperienza, le valorizzazioni collettive e l’identità del promotore in ottica SEO.

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