Il Costruzionismo di Papert

Il Costruzionismo di Papert

Il costruzionismo è una teoria dell’apprendimento fondata da S. Papert, che ha introdotto il termine dopo la collaborazione con J. Piaget, uno dei padri del costruttivismo.

Infatti, dal costruttivismo Papert deriva l’idea dell’uomo come attivo costruttore di conoscenza: l’apprendimento non è mera trasmissione di conoscenze fra due soggetti. Al contrario, il soggetto è padrone del proprio processo cognitivo.

Tuttavia, i due approcci sono molto diversi e il costruzionismo si presenta dotato di una forza euristica maggiore.

Tempo di lettura stimato: 6 minuti

La costruzione della conoscenza

Piaget sottolinea che “il pensiero astratto e formale è lo strumento migliore per gestire situazioni problematiche” relegando il “pensiero concreto” a semplice stadio intermedio del processo di acquisizione della conoscenza.

Invece, Papert enfatizza la portata genetica dell’esperienza concreta nei processi cognitivi. Infatti, secondo il costruzionismo il soggetto apprende di più e più velocemente se impegnato nella costruzione di qualcosa di tangibile e condivisibile con gli altri.

Il vero protagonista dell’apprendimento è allora “il pensiero concreto” che il costruzionismo incorpora nel processo di apprendimento inteso come collaborazione di attività mentale e costruzione concreta.

La costruzione è un processo di manipolazione degli “artefatti cognitivi”, che servono al soggetto proprio come i materiali da costruzione sono necessari al costruttore. In sostanza, sono dispositivi che facilitano l’apprendimento.

Non apprendere per applicare, ma fare per imparare.

(Papert 1993)

Il costruzionismo sottolinea che si tratta di “imparare facendo” cioè attraverso l’esperienza nel mondo e con gli altri.

Apprendere attraverso questo processo significa dunque realizzare artefatti che vengono mostrati agli altri, discussi e anche modificati in base al confronto con la collettività.

I risultati del costruzionismo

L’approccio costruzionista all’apprendimento si distanzia da quello tradizionale perché qualifica un percorso flessibile e dinamico, che chiama il soggetto a sviluppare capacità di individuazione e risoluzione del problema. Il discente elabora concretamente soluzioni e le aggiusta in base agli ostacoli che si presentano nei risultati ottenuti di volta in volta. Inoltre, è stato dimostrato che questo metodo sviluppa anche le capacità di pianificazione dell’obiettivo e di gestione delle risorse disponibili per raggiungerlo.

Gli scienziati Harel e Papert (1991) hanno scoperto che gli studenti che apprendono “per costruzione” mettono in atto un comportamento particolare:

  • guardano in faccia le difficoltà
  • si concentrano sul problema escludendo gli stimoli che potrebbero distrarre
  • elaborano una strategia volta a superare gli ostacoli
  • aggiustano la strategia procedendo per tentativi, fino al raggiungimento del risultato.

Al contrario, gli studenti tradizionali tendono ad arrendersi molto prima perché credono di meno nelle proprie capacità di auto-apprendimento e miglioramento.

La cognizione è un processo situato nel mondo

Gli obiettivi dell’apprendimento tramite costruzione possono essere raggiunti grazie all’ambiente in cui il soggetto è immerso: circondato da insegnanti, ricercatori e anche visitatori, impara a confrontarsi con il mondo e con gli altri. In altre parole, lo studente incorpora la condivisione dei risultati nell’esperienza di un apprendimento che rimane sempre auto-diretto.

Infatti, il costruzionismo crede che il sapere derivi sempre dall’esperienza e dal confronto fra soggetti, pur non obbligandoli a collaborare contro la loro volontà.

Condividere una creazione può portare non solo a conoscere le prospettive degli altri su di essa, ma ad un suo miglioramento.

(Evard, 1996)

Il costruzionismo e le scienze cognitive

Queste soluzioni teoriche sono sostenute dalle scienze cognitive in molti modi e, in particolare, lo scienziato L. Malafouris ha insistito sulla componente materiale della cognizione. Si è inserito nel dibattito più contemporaneo con il suo How Things Shape The Mind (2013), che articola tre principi fondamentali:

  • La cognizione è incarnata nella materialità, nel corpo e nel cervello e quindi risulta da un’interazione fra loro.
  • Come la teoria delle affordances di J. Gibson dimostra (1977, 1979), la materialità influenza il comportamento umano e limita le risposte del soggetto che vi interagisce.
  • La materialità ha una funzione semiotica perché è composta da segni che giocano un ruolo costitutivo nell’emergenza del significato. Quindi, gli oggetti non sono semplicemente significanti di un significato, ma producono essi stessi significato.

In altre parole, quando costruiamo un oggetto non seguiamo le istruzioni che la nostra mente ci indica indipendentemente dalla materia. Anzi, l’oggetto finale sorge dalla negoziazione fra ciò che vogliamo ottenere e le caratteristiche della materia che dobbiamo maneggiare, dell’ambiente in cui siamo, delle nostre capacità fisiche, degli ostacoli che ci capitano davanti.

Dunque, la cognizione nasce nell’esperienza con l’ambiente esterno, per cui l’acquisizione della conoscenza da parte di un individuo diventa questione di attività contestualizzata attraverso un apprendimento fluido e dinamico.

Così, i costruzionisti vogliono dare alle persone la possibilità di apprendere, pensare e anche vivere meglio attraverso nuovi strumenti.

Se una persona ha soltanto un martello, tutto il mondo gli sembra un chiodo. L’aggiunta di nuovi strumenti alla cassetta degli attrezzi del falegname cambia il modo in cui il falegname guarda il mondo.

(Resnick, 1996)

Il Costruzionismo e LEGO® Serious Play®

Quando costruiamo oggetti materiali, costruiamo idee nella nostra mente: sono due tipi di costruzione che si rafforzano l’un l’altro.

In un workshop LEGO® Serious Play® i partecipanti sono chiamati a costruire modelli tridimensionali con i mattoncini LEGO® in risposta alle sfide che il facilitatore lancia passo passo. Ogni modello porta qualcosa della persona che lo ha costruito, grazie al potere che hanno le mani di trasferire nella costruzione anche conoscenze non consapevoli.

Ma il punto interessante è ciò che avviene “durante” il processo di costruzione del modellino: il più delle volte la persona parte con un’idea di ciò che deve essere costruito e la modifica cammin facendo. “Avevo un’idea, poi vedendo come si stava formando, ho pensato che…”. Il modello 3D è l’esternalizzazione di un’idea che la mente ha elaborato mentre le mani agivano sui mattoncini.

Altre volte la costruzione è del tutto casuale, nel senso che inizia senza un’immagine predefinita alla quale il modello deve conformarsi. Ma anche in questo caso il risultato è denso di significati, al punto che la persona che lo ha costruito, anche se afferma di averlo realizzato a caso, non lo cambierebbe per nulla al mondo. Quel modellino è suo e qui inizia il percorso di scoperta: cosa c’è nel modello e che significato ha?

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Post Author

Martina Grinello

Laureata in filosofia con lode, sono specializzata in semiotica e teoria dei linguaggi, quindi studio i meccanismi di significazione che orientano i processi cognitivi all’interno delle relazioni comunicative. Dedico particolare attenzione all’analisi delle narrazioni socialmente condivise. Ad oggi, creo contenuti per il web declinando la mia esperienza, le valorizzazioni collettive e l’identità del promotore in ottica SEO.

1 commento finora

Fare per apprendere – Culthera Pubblicato il 2 Luglio 2023 - 7:19

[…] Il costruzionismo di Papert […]

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